CRITICA A MERENDA

Mentre scrollo l’esplora di instagram tra gattini e ragazze ben vestite mi salta all’occhio un post che recita «Non lo metti? Non metterlo in vendita: regalalo». Il riferimento è chiaro, è una provocazione allo spot pubblicitario di Vinted «Non lo metti? Mettilo in vendita!», c’è chi lo conosce e chi mente, perchè questo spot ci ha letteralmente invasi per mesi. 

Ora procederò analizzando alcune parti del post citandolo mediante virgolette e testo in rosso per aiutarvi nella lettura. 

«…impotente come queste due domande: 1. Perché compri vestiti che non metti? 2. Se non li metti, perchè non li regali?…»

La prima domanda che viene posta dall’autore se estrapolata dal discorso generale è giusta ed interessante «Perché compri vestiti che non metti?», la potrei fare anche io questa domanda ma la potrei fare a tutti, anche a me stessa. Perché per quanto io mi sforzi di essere il più possibile sostenibile nelle mie scelte di vestiario (per chi non lo sapesse acquisto solo capi di seconda mano tranne rare eccezioni) erro anche io, e quel vestito con le paillette che in negozio mi faceva sentire così bella, una volta a casa mi accorgo che non ho nessuna occasione per metterlo. Passiamo ora alla seconda domanda «Se non li metti, perchè non li regali?» anche questa, presa a sé, è una domanda logica, se non te ne fai nulla non tenerli nell’armadio, trova una soluzione, potresti ad esempio donarli.

Tuttavia le domande sono inserite in un più ampio discorso e riguardo alla prima domanda si potrebbe far notare che i capi che vengono messi in vendita non sono sempre nuovi, anzi… mi chiedo a chi non capiti di cambiare stile o taglia e di non riuscire più ad utilizzare un capo. Inoltre non capisco perchè l’autore consideri queste due domande impotenti, perchè a me invece sembrano due domande molto intelligenti e di grande potenza, domande su cui tutti dovremmo riflettere.

«…Sì ne sono consapevole, questi tempi non sono più i tempi della nostra infanzia… E i genitori di oggi, invece, che cosa dicono a questi ragazzini a cui viene spiegato, ripetuto, inculcato che l’importante è comprare, vendere, per poter comprare ancora, senza averne mai abbastanza? … perchè questi stessi ragazzi a cui oggi vengono elargiti soldi per acquistare a volontà, domani dovranno confrontarsi con una realtà lavorativa carente e frustante, in cui non potranno comprare un bel niente…»

Questa è forse la parte del discorso che mi ha fatto più innervosire, non solo perchè si generalizza, non solo perchè viene detta la classica frase da bei tempi andati ma soprattutto per le contraddizioni interne.

«l’importante è comprare, vendere, per poter comprare ancora» 

Sono consapevole del fatto che molti adolescenti comprano capi che poi a stento utilizzano, come del resto anche io facevo alla loro età ma la differenza è che questi adolescenti hanno per lo meno la consapevolezza di voler ridare vita ai vestiti. Quando io avevo 16 anni e mia mamma mi faceva svuotare l’armadio dalle cose che non utilizzavo a malapena mi interessava che fine facessero. 

La prima frase dell’autore entra poi in totale contraddizione col resto del testo, in cui viene detto

«…perchè questi stessi ragazzi a cui oggi vengono elargiti soldi per acquistare a volontà…» 

Quindi dopo aver appena detto che ai ragazzini viene inculcato che l’importante è comprare, vendere, per poter comprare ancora, ora l’autore mi sta dicendo che gli vengono elargiti soldi per acquistare a volontà? Non ha senso. I ragazzi su cui si sta facendo critica sono quelli a cui i genitori non elargiscono soldi e lo si può dedurre proprio dalle parole che l’autore ha precedentemente detto, questi adolescenti rivendono i capi per potersene comprare di nuovi mentre spesso le donazioni vengono fatte dai genitori perchè ai figli non interessa. E vi dirò di più, il fatto che un adolescente venda i propri capi su internet non vuol dire che al contempo non ne doni altri. Io ora sono decisamente fuori dalla fase adolescenziale ma vendo capi su internet e allo stesso tempo ne dono. Quindi perchè una cosa dovrebbe escludere l’altra? 

Un lato di me vuole credere (e sperare) che l’autore abbia solamente trattato in maniera errata un tema che in realtà è molto interessante ovvero il timore che le applicazioni come Vinted portino ad un aumento del consumismo soprattutto tra i più giovani. Mi sono fatta anche io questa domanda e per rispondervi vi dirò che è un eventualità che non si può escludere ma a cui avremo risposta solo tra qualche anno. E non dimentichiamoci che queste applicazioni hanno portato anche ad un’accellerazione nel processo di sensibilizzazione al riutilizzo e all’accettazione della compravendita di capi usati. Inoltre trovo apprezzabile che ci siano giovani già consapevoli del valore delle proprie cose con la voglia di ridare vita ai capi e che si adoperano per farlo. La strada per la sostenibilità é lunga.

Quando si conclude la lettura del testo si rimane un po’ spaesati, non è chiaro l’intento dell’autore e soprattutto su quale tema volesse effettivamente focalizzarsi. Concludo dicendo che il mercato delle donazioni è tutt’altro che in crisi. Una dimostrazione sono le nuove aperture degli store Humana Vintage, per chi non lo sapesse rivendono merce frutto di donazioni per ricavare denaro a sostegno delle loro opere caritatevoli. Inoltre la pandemia non ha consentito di effettuare donazioni in tutti i centri prima disponibili e questo lo so perchè li ho contattati direttamente. E altre associazioni con cui invece sono in contatto mi hanno detto di non star organizzando nuove giornate di raccolta capi a causa di un sovraccarico di merce. 

Penso che questo post di cui ho deciso di fare una critica volesse esortare le persone ad essere più consapevoli negli acquisti e a non dimenticarsi di donare, tuttavia l’ha fatto nel modo più sbagliato possibile: attaccando e cercando di svalutare un’altra forma di riutilizzo che invece in questo momento è importante nell’aiuto alla lotta allo spreco. 

Chiudo dicendo: ricordatevi di non buttare, di riciclare, di vendere e di donare, di fare il possibile affinché niente venga sprecato ma sempre riutilizzato.